La visione di Enrico Bruni: agricoltura e progresso nella Puglia di Vetrère a fine anni Sessanta

Vendemmia Vetrère 2024: un raccolto fuori dall'ordinario

Dagli archivi Vetrère riemerge una piccola, ma significativa pagina della nostra storia: un
articolo dal Corriere del Giorno dell’8 maggio 1969 che riporta nel dettaglio una relazione
del Comm. Enrico Bruni, padre di Annamaria e Francesca, le founder di Vetrère, dal titolo
“Agricoltura: industrializzazione ma con criteri moderni e razionali”.

Colpiscono la lucidità, la modernità e la passione contenute nelle parole del
commendatore. Quella di Enrico Bruni è infatti un’analisi molto attenta di quelli che erano i
bisogni dell’agricoltura nel Sud Italia e in Puglia in un momento di grande trasformazione,
con l’arrivo della grande industria e l’emigrazione della forza lavoro verso il Nord Italia.

Rinnovare per preservare l’agricoltura pugliese

Traspare nelle sue parole una razionale accettazione dei cambiamenti in corso e del
progresso, alla quale il commendatore Bruni coniugava già una visione molto attuale di
rinnovamento. Con l’intento ultimo di conservare le specificità del nostro territorio, con i suoi
paesaggi, il suo tessuto sociale, la sua comunità e le sue tradizioni.

Parole che ci inorgogliscono e motivano a continuare la nostra missione, con un approccio
responsabile, innovativo e biologico alla produzione.

Riportiamo, qui di seguito, in versione integrale, il contenuto dell’articolo:

Agricoltura: industrializzazione ma con criteri moderni e razionali

Taranto ha terreni di notevole interesse, ma il problema agricolo (in tutta Italia) è poco sentito

Nella riunione conviviale del Rotary Club, svoltasi al Circolo Nautico, il comm. Enrico Bruni ha svolto una interessante relazione sul tema “Agricoltura specializzata e industrializzata».
Presentato dal presidente del Club, il dott. Giuseppe D’Onghia, il relatore ha esordito affermando che l’agricoltura necessita di un orientamento e di una struttura che vadano al passo con i tempi e col progresso tecnologico. I fatti dimostrano che l’evolversi delle tecniche ha contribuito ampiamente ad accrescere il benessere e che, senza nuove iniziative, non è possibile dare alla popolazione agricola lo stesso benessere di cui godono le altre categorie.

Per giungere a questo stadio di equilibrio – ha affermato il comm. Bruni – occorre abbandonare la politica del sostegno dei prezzi, ridurre i prezzi di alcuni prodotti e dedicare più impegno e mezzi alla politica di rinnovamento delle strutture. Visto che oggi le nuove tecniche consentono ad un uomo di coltivare 30-40 ettari di terre arabili o di allevare quaranta vacche lattifere, si può affermare con certezza che l’80% delle aziende è di dimensioni troppo limitate per occupare razionalmente anche una sola persona.

Tuttavia il principale ostacolo al processo di riconversione consiste nella possibilità di trovare una nuova occupazione meglio retribuita e migliori condizioni sociali per tutti. occorre dunque una agricoltura moderna ed industrializzata per arrestare l’emigrazione delle forze più giovani e dinamiche, tanto necessarie in questo settore. Ma per assicurare a queste un equo reddito e migliori condizioni di vita, nonché per garantire al tempo stesso l’indispensabile equilibrio tra produzione e mercati, è necessario trasformare le strutture di produzione.

Dopo aver fatto una carrellata sulla situazione agricola dei Paesi del MEC e aver ricordato che la Cassa del Mezzogiorno dovrebbe essere più oculata e coerente nelle sue elargizioni, il relatore è passato a esaminare la situazione della nostra agricoltura.

La provincia di Taranto – ha detto il comm. Bruni – ha la grande fortuna di possedere terreni di notevole interesse agricolo. Su questi terreni sorgono attualmente aziende di grande portata nazionale e internazionale, per le quali le moderne strutture di produzione sono una realtà. Le passate esperienze e l’affinamento delle tecniche portano alla specializzazione e questa ad un prodotto migliore e più curato, ma se si vogliono incrementare i vantaggi bisogna disporre di macchine e attrezzature moderne comprese le apparecchiature per la
lettura delle situazioni meteorologiche in loco.

Una azienda specializzata – ha precisato il comm. Bruni – deve dedicarsi a poche colture tanto da poter impiegare il suo personale in tutto l’arco dei dodici mesi, così dicasi per il pieno sfruttamento delle macchine. Questo tipo di azienda assorbe in percentuale un numero di personale maggiore delle altre, pertanto si rendono ancora più necessarie la conoscenza esatta dei tempi di lavoro e la rigorosa osservanza di questi.

Per le grandi dimensioni e per la qualità dei suoi prodotti, scaturisce come logica conseguenza la necessità della diretta  commercializzazione con i grandi mercati interni ed esteri. Quest’ultima attività va contabilizzata a parte, per il semplice fatto che un buon
agricoltore potrebbe essere un cattivo commerciante. Con aziende moderne e specializzate si possono fornire alle industrie conserviere e manifatturiere prodotti scelti ed idonei ad essere surgelati.

Tali industrie – ha concluso il comm. Bruni – trovano una ragione di insediamento solo nella certezza di essere alimentate da una agricoltura che offra garanzie di grandi capacità, di serietà e di continuità. Ma il problema dell’agricoltura in Italia è poco sentito e ancor meno
compreso, ecco perché molto spesso si resta stupiti e impotenti nel vedere con quanta disinvoltura si commettono veri e propri reati contro la natura col falso manto della socialità. Si distruggono boschi, si avvelenano fiumi, si costruiscono strade e si insediano industrie su
terreni più adatti a fiorenti industrie agricole che ad opere di alta ingegneria. Evidentemente per molti l’agricoltura è ancora quella del pollo ruspante.

È seguito un ampio dibattito al quale sono intervenuti l’avv. Parlapiano, il dott. Perrone, il dott. Corrente, il marchese Giovinazzi, l’avv. Accolla, il conte Roberto d’Ayala, ai quali il relatore ha replicato.

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